Canova | Thorvaldsen. La nascita della scultura moderna è la nuova mostra alle Gallerie d’Italia – Piazza Scala, sede museale di Intesa Sanpaolo a Milano, dal 25 ottobre 2019 al 15 marzo 2020.

Una grande mostra – con più di 160 opere – che per la prima volta confronta i due grandi contemporanei e rivali, celebrati come i veri padri della scultura moderna, un’occasione imperdibile per ammirare le più significative opere dell’italiano Antonio Canova (1757-1822) e del danese Bertel Thorvaldsen (1770-1844), per la prima volta insieme

Un progetto realizzato grazie alla collaborazione con il Museo Thorvaldsen di Copenaghen, il Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo e numerosi altri musei e collezioni italiani e stranieri, a cura di Stefano Grandesso e Fernando Mazzocca. Un racconto sulla fortuna che ebbero in vita e sul segno che hanno lasciato nella storia dell’arte ad una schiera infinita di allievi, seguaci ed emulatori.

 

Giovanni Bazoli, Presidente Emerito di Intesa Sanpaolo, afferma: “Canova si dichiarava sempre impaziente di vedere l’effetto che la sua opera avrebbe suscitato “sull’anima del pubblico”, come diceva, cercando di vedere assolta quella che è la funzione principale dell’arte, creare bellezza. L’arte ha il compito di suscitare idee e pensieri facendo risplendere i valori universali della vita, anche se ciò, soprattutto oggi, non avviene solo tramite la creazione di bellezza. Canova, invece, produceva bellezza e garantiva piena comprensione dell’opera che lo spettatore vedeva. Anche Simone Veil sosteneva che ciò che è sacro nell’arte è proprio la bellezza”.

 

Le figure della mitologia classica, come Amore e Psiche, Venere, Paride, Ebe, le Grazie, rappresentavano nell’immaginario comune l’incarnazione dei grandi temi universali della vita, come il breve percorso della giovinezza, l’incanto della bellezza, le lusinghe e le delusioni dell’amore. Il plauso con cui vennero entrambi accolti dalla critica coeva è emblema di una civiltà che guardava all’antico, ma che aspirava nello stesso tempo alla modernità, dualità che seppero magistralmente interpretare e guidare: Canova era stato l’artista rivoluzionario, capace di garantire alla scultura un primato sulle altre arti, nel segno del confronto e del superamento dell’antico; Thorvaldsen, guardando all’opera e alla strategia del rivale, si era ispirato a un’idea della classicità più severa e austera, avviando una nuova stagione dell’arte nordica, ispirata alle civiltà mediterranee.

Entrambi avevano saputo emanciparsi dal vincolo che la committenza poneva tradizionalmente alla scultura a causa dei costi elevati del marmo o del bronzo, fondando grandi studi che avevano le dimensioni di complesse officine, con numerosi collaboratori e allievi: con le innovazioni tecniche introdotte da Canova e utilizzate su larga scala da Thorvaldsen – creazione di un modello in gesso prima della statua in marmo – lo scultore acquisiva infatti per la prima volta la libertà di esprimere nella statua, ideata senza commissione, la propria poetica.

Attraverso oltre 160 opere divise in diciassette sezioni la mostra intende documentare la  straordinaria complessità delle creazioni di Canova e Thorvaldsen, destinate ad un collezionismo di alto profilo sia italiano sia internazionale, e l’enorme seguito che la loro scultura ebbe, proponendo continui confronti con gli altri artisti di ogni nazionalità.

Ma quello che colpisce in questa mostra oltre alle opere esposte, è il progetto di allestimento proposto dall’architetto Alessandro Lucchi dello Studio Lucchi & Biserni. Una cornice perfetta che accorpa ed esalta le sculture, immerse all’interno di uno spazio che fluidifica la materia, la scompone e la ricompone e la presenta in un gioco di grande eleganza che unisce il classico con elementi di modernità.

Ne è espressione tangibile l’allestimento del salone Scala, nel quale è proposta una versione moderna e dinamica del teatro di Epidauro: al centro le Grazie di Canova e quelle di Thorvaldsen sono circondate dalle quattro danzatrici che fluttuano in un vorticoso girotondo; qui quattro sedute ripropongono i gradoni del teatro greco (cavea – orchestra – scale). L’ingresso all’esposizione consente una prospettiva innovativa dello spazio e del gruppo scultoreo allestito. Il colore utilizzato, denominato “Grigio di Payne”, è una tonalità scura di grigio tendente al bluastro, ottenuto da una miscela di blu e nero, usato in pittura. Il colore prende il nome da William Payne, pittore e incisore inglese, contemporaneo di Canova, che ha inventato questa tonalità degli acquerelli nel XVIII secolo. L’utilizzo di specchi fumé aiuta il visitatore a cogliere ogni dettaglio delle sculture permettendone una visione a 360 gradi anche quando si trovano in prossimità delle pareti; il fumé attenua i toni e mantiene un clima di contemplazione, necessario per cogliere ogni dettaglio.

Il progetto delle basi delle sculture ha previsto, come in un gioco di incastri, il diramarsi di forme perfette che mettono in evidenza ogni singola opera, lasciando percepire al visitatore anche una visione di insieme, fondamentale per poter comprendere i confronti voluti dai curatori.

Crediti fotografici di tutte le immagini contenute nell’articolo: Maria Rosa Sirotti

INFORMAZIONI UTILI

Apertura al pubblico: 25 ottobre 2019 – 15 marzo 2020

Sede: Gallerie d’Italia – Piazza Scala – Piazza della Scala, 6 Milano

Orari: dalle 09.30 alle 19.30 (giovedì chiusura alle ore 22:30) – Chiuso lunedì.

Informazioni:

numero verde 800 167619

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