Memphis. Il Colore degli Oggetti”: I migliori progetti dei talenti di Istituto Marangoni, la School of Design di Milano, raccontano l’inedito incontro tra avanguardia culturale e nuovi linguaggi digitali

la School of Design di Istituto Marangoni presenta “Memphis. Il colore degli oggetti”, una mostra, aperta al pubblico, dedicata al grande fenomeno culturale degli anni 80, creato da Ettore Sottsass e da un gruppo di giovani architetti, tra cui Michele De Lucchi, Alessandro Mendini, Andrea Branzi, che ha rivoluzionato l’idea di fare progetto e che celebra quest’anno il quarantesimo anno dalla sua nascita. Proprio intorno a questo Movimento “postmoderno”, Istituto Marangoni ha scelto di far lavorare gli studenti del terzo anno del corso di Visual Design e gli allievi dei Master Surface & Textile Design e Product & Furniture Design per l’ideazione di nuove proposte progettuali, a partire da brief specifici per ogni area.

Una selezione di queste idee creative costituisce il cuore della mostra, che si articola in quattro parti: tre dedicate ai Dipartimenti della Scuola (Product, Visual e Interior Design), che presentano ciascuno i migliori progetti degli studenti raccontati attraverso immagini e talvolta in modelli 3D, e un’ultima sezione dedicata alla storia, con un’infografica e una selezione di pezzi storici di Memphis, e che si chiude con la presenza iconica della libreria Carlton, simbolo riconosciuto in tutto il mondo dell’intera produzione di questo rivoluzionario movimento culturale.

Mi accompagna nella visita Stefano Caggiano, Programme Leader di Product Design dell’Istituto Marangoni nonché curatore della mostra: “Noi come scuola di design lavoriamo molto a stretto contatto con le aziende – racconta Caggiano –  e l’anno scorso, con le diverse aziende con cui abbiamo lavorato, c’era Memphis, proprio nel momento in cui ricorreva il quarantennale della nascita del brand. Era importante fare un lavoro con Memphis per i nostri studenti in questo momento. Alla fine degli anni settanta e inizio anni ottanta si era avvertita, soprattutto nell’area milanese, l’esigenza in ambito del design di un superamento del Modernismo stretto: quel tipo di progresso e di spinta verso la modernità scricchiolava anche in seguito alla crisi energetica degli anni ’70. Anche oggi la ecosostenibilità e la recente pandemia ci mostrano che c’è bisogno di un ripensamento in cui il Design deve vedere una sorta di e superamento della criticità, perché il designer non può trovare la soluzione facendo un passo indietro ma guardando avanti e cercando nuovi orizzonti”.

Da queste considerazioni, diventa chiaro il parallelo con la filosofia di Memphis, la sua nuova dimensione estetica e il nuovo significato. Non fu, infatti, solo una questione di forma geometrica e colore (geometrie scomposte totemiche e colorate, come le definisce Caggiano), ma divenne visibile sugli oggetti e sugli arredi una nuova dimensione estetica. Tutto assumeva un nuovo significato, come nella libreria totem di Sottsass dove il prodotto supera il binomio forma funzione con cui fino ad allora era stato caratterizzato. Qui chiaramente la forma non segue più la funzione ma altre priorità simboliche, agganciandosi anche alle correnti del Futurismo e della Metafisica.

“Ora che siamo nel 2020 – prosegue Caggiano vediamo come in questi ultimi 10 anni siano sempre più cresciute le tematiche dell’ecosostenibilità, parallelamente ad uno sviluppo della tecnologia è ciò influenza il modo in cui lavoriamo, socializziamo, ci muoviamo e progettiamo. Durante questo lockdown abbiamo continuato a lavorare e studiare grazie anche alle tecnologie digitali e diventa chiara una convergenza di fattori che creano le condizioni per sostenere dire che sia arrivato il momento di fare il punto della situazione e andare oltre, andare avanti. La scuola di design è popolata dalle giovani generazioni che diventeranno i futuri designer e anche i futuri cittadini ed è, per questo, il luogo migliore per portare avanti la trasformazione. Da qui siamo partiti come Scuola, intuendo di doverci assumere l’eredità di Memphis in questo momento importantissimo e portarla ad una nuova vita”.

“L’oggetto post-contemporaneo” è il tema di riflessione lanciato all’interno del Master Product & Furniture Design. Gli studenti avevano il compito di progettato una lampada che declinasse l’identità estetica di Memphis in maniera coerente con il brand e, allo stesso tempo, in linea con le nuove sensibilità estetiche native dei social network, caratterizzate da colori accesi e geometrie destrutturate.

Artemii Solod progetta “Personal lamp”: un apparecchio luminoso a forma cubica che, grazie all’utilizzo della tecnologia digitale, può far vivere un’esperienza unica agli utenti: accensione, spegnimento, intensità e colori della luce possono infatti essere controllati attraverso una App direttamente dal cellulare, ed è stata immaginata in molte varianti e tipologie: da terra, da parete o da tavolo.

“Fantasmino” di Claudio Vicari è una lampada da tavolo in vetro soffiato trasparente con sembianze antromorfe e che intende instaurare un rapporto animato tra il prodotto e l’utente. Il corpo centrale in metallo comprende infatti dei sensori di movimento che possono rilevare la presenza umana: quando una persona entra nel raggio di prossimità, la lampada si accende.

Roxanne Cepeda disegna “Loop”: una lampada da tavolo ricaricabile, che interagisce con gli utenti utilizzando un sensore tattile, grazie al quale è possibile regolare l’intensità della luce.  La lampada utilizza una batteria agli ioni di litio, ricaricabile utilizzando un cavo USB-C e che ne permette quindi l’utilizzo anche quando è scollegata.

Gli studenti di Visual Design hanno lavorato ad alcune proposte di restyling dell’identità visiva di Studio Memphis che includesse le tre principali collezioni del marchio: Memphis Milano, Meta Memphis e Post Design.

Alice Braglia ha immaginato una nuova strategia per i social media che, grazie ad una attualizzazione dei valori, dei colori e delle forme tipici del brand, sapesse conferire un’identità di marca dinamica e coinvolgente. Constanza Coscia, a partire da una approfondita analisi e review dei marchi delle tre collezioni, arriva a definire una strategia per i social channel e un concept per una installazione che cita i luoghi e le suggestioni di alcuni riferimenti pop del mondo della moda, dell’arte e del cinema degli anni 80. Dedica attenzione allo studio dei brand, del sito e del catalogo lo studente Giovanni Gridelli, che indica infine nuove proposte per una visual identity omogea e una fruizione delle aree on line più ingaggiante.

Nell’ambito del Master Surface & Textile Design, i talenti hanno realizzato una serie di nuovi patterns decorativi destinati a superfici, tessuti e rivestimenti per il brand, attraverso la reinterpretazione di motivi grafici, simboli ed elementi visivi caratteristici di Memphis. Il progetto proposto dagli studenti Pelin Aykar, Ipek Aslanboy e Hsiang-Chi Liu si basa sul concetto di “aspetto” e “essenza”, attraverso illusioni visive che sono in grado di ingannare i nostri occhi. Arrivano quindi a proporre “Dissimulation”, una serie di tappeti, pannelli di vetro, film per il rivestimento di oggetti di arredo caratterizzati da effetti geometrici e ottici capaci di creare percezioni tridimensionali o pattern in movimento.

Ezgi Vural e Margherita Aletti, con il progetto “Living in Memphis” immaginano nuove combinazioni di colori pastello e forme audaci, in una dimensione spazio-temporale infinita, ironica e giocosa. Ne risultano quattro diversi pattern, ognuno ispirato ad una diversa città: New York, Marrakech, Hong Kong e Città del Messico, capaci di animare wallpaper, ceramiche, tappeti o pannelli di plexiglass o ogni altra superficie per l’interior design.

“Old to New” è il titolo del progetto di Kao Ching-Ting e di Semercioglu Eda, che, a partire dai personali ricordi legati agli anni 80, hanno generato nuove idee per raccontare la ricchezza e la giocosità tipiche dell’epoca rilette in chiave contemporanea. Nascono così elementi modulari realizzati utilizzando resine combinate ad altri materiali, utili per realizzare pattern per wallpaper, pannelli e oggetti d’arredo.

Il percorso si è infine concluso con esiti innovativi ed esplorazioni inedite, come commenta Stefano Caggiano: “Ciò che appare evidente, in questi oggetti d’arredo, superfici e strategie di comunicazione, è l’avanzato livello di maturazione raggiunto dalla fusione epocale tra reale e digitale, vissuta dalle nuove generazioni non più come punto di arrivo ma come punto di partenza per il design del nuovo decennio.”

L’esposizione, allestita al primo piano della sede di Via Cerva, è curata da Gustavo Martini, il talentuoso alumnus di Istituto Marangoni, nato a Rio de Janeiro, premiato come “Next Generation Designer of The Year 2017” da Wallpaper * e Officine Panerai e parte del Prisma Project, il gruppo di ex studenti della School of Design che la scuola coinvolge nel corso dell’anno in progetti e iniziative di rilievo. Appartiene allo stesso team anche Yuetong Shi: talentuosa ex studentessa cinese di Istituto Marangoni che si è occupata dell’intero progetto grafico della mostra.

Immagini: Maria Rosa Sirotti

“MEMPHIS. IL COLORE DEGLI OGGETTI”

Istituto Marangoni Milano Design – Via Cerva 24, Milano

Testi a cura di Stefano Caggiano – Programme Leader di Product Design

Progetto allestitivo: Gustavo Martini

Progetto grafico: Yuetong Shi

Dal 28 settembre al 10 ottobre 2020  orario: 9.00 – 19.00

www.istitutomarangoni.com/