Una grande mostra dedicata all’immagine della donna nel Cinquecento nella pittura del grande maestro Tiziano e dei suoi celebri contemporanei quali Giorgione, Lotto, Palma il Vecchio, Veronese e Tintoretto

A Venezia, nel corso del Cinquecento, la donna conquista un ruolo di straordinaria importanza nella pittura profana. L’importanza come centro internazionale di commercio e di cultura, come sede dell’editoria più importante in Europa, la stessa vita sociale organizzata in vicinati nei quali le donne giocavano un ruolo primario, fanno di Venezia la “Città delle donne” in cui esse godevano di una attenzione particolare. Con la sua visione sensuale del mondo, i colori naturalistici dei suoi incarnati radiosi e il tocco materico e sensuale del suo pennello, il più grande pittore veneziano del Cinquecento veneziano, Tiziano, creava un mondo nuovo e una immagine nuova della donna: forte, bella, seducente e divina.

Le donne dipinte da Tiziano e dai suoi contemporanei sono un mix esplosivo di bellezza, eleganza e sensualità, grazie anche a quel ruolo tutto particolare. La struttura portante dell’esposizione affronta in 11 sezioni un argomento eternamente valido ma anche completamente nuovo, presentando l’immagine femminile attraverso tutto l’ampio spettro delle tematiche possibili e nel contempo mettendo a confronto gli approcci artistici individuali tra Tiziano e gli altri pittori del tempo.

Le undici sezioni della mostra 

  1. Premessa
  2. Ritratti

III. Le “Belle veneziane”

  1. “Apri il cuore”
  2. Coppie
  3. Eroine e sante

VII. Letterati, polemisti, scrittori d’arte

VIII. Donne erudite. Scrittrici, poetesse, cortigiane

  1. Venere e gli amori degli dei
  2. Allegorie
  3. Oltre il mito

 

Sono circa un centinaio le opere esposte di cui 47 dipinti, 16 di Tiziano, molti dei quali in prestito dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, cui si aggiungono sculture, oggetti di arte applicata come gioielli, una creazione omaggio di Roberto Capucci a Isabella d’Este (1994), libri e grafica. “L’esposizione – afferma la curatrice Sylvia Ferinoaspira a riflettere sul ruolo dominante della donna nella pittura veneziana del XVI secolo, che non ha eguali nella storia della Repubblica o di altre aree della cultura europea del periodo”.

Partendo dal tema del ritratto realistico di donne appartenenti a diverse classi sociali, passando a quello fortemente idealizzato delle così dette “belle veneziane” si incontrano via via celebri eroine e sante, fino ad arrivare alle divinità del mito e alle allegorie. Inclusi nella mostra anche i ritratti e gli scritti di famosi poeti che cantarono l’amore ed equipararono la ricerca del bello all’esaltazione della donna e della bellezza femminile, come anche ritratti delle donne scrittrici, nobildonne, cittadine e anche cortigiane.

Grazia, dolcezza, potere di seduzione, eleganza innata sono le componenti fondamentali delle immagini femminili della Scuola Veneta, che vede in Tiziano il protagonista indiscusso, grazie a lui lo scenario artistico dell’epoca muta completamente. Per Tiziano la bellezza artistica corrisponde a quella femminile: meno interessato al canone della bellezza esteriore rispetto alla personalità di una donna e alla femminilità in quanto tale, riesce a non sminuirne mai la dignità, indipendentemente dal contesto, dalla narrazione o dalla rappresentazione.

Le “belle veneziane” sono donne reali o presunte tali, ritratte a mezza figura e fortemente idealizzate. Grazie allo studio approfondito di testi fondamentali come ultimamente L’arte de’ cenni di Giovanni Bonifacio (1616), una sorta di enciclopedia dei gesti, queste donne non vengono più considerate come cortigiane ma come spose.

Con vesti spesso scollate, dove il mostrare il seno non è simbolo di spregiudicatezza sessuale, ma, al contrario, sta a significare l’apertura del cuore, un atteggiamento di sincerità e verità, atto consensuale della donna verso lo sposo per suggellare le nozze. Queste opere sostituiscono i ritratti reali di donne delle classi patrizie o borghesi, avversati dal sistema oligarchico di governo che rifiutava il culto della personalità individuale. Quando Tiziano ritrae donne reali si tratta di figure non veneziane, come Isabella d’Este, marchesa di Mantova, o sua figlia Eleonora Gonzaga, duchessa di Urbino. Le cortigiane erano spesso anche colte ed alcune di loro diventarono famose per i loro scritti, come per esempio Veronica Franco, che in una lettera ringrazia persino Tintoretto per averla ritratta. Tuttavia sino ad oggi esistono pochissimi ritratti identificabili con sicurezza con cortigiane individuali in dipinti a olio.

La Giovane donna col cappello piumato è il terzo di una serie di ritratti della stessa modella e viene prestato dal museo Ermitage di San Pietroburgo. E’ un processo di erotizzazione: la donna è drappeggiata da un mantello bordato di pelliccia, un accessorio della moda maschile, mentre l’ampia e leggera camicia sembra quasi scivolarle di dosso. Il cappellino con una piuma di struzzo aggiunge un tocco lezioso.

Ci sono poi le eroine come Lucrezia, Giuditta o Susanna che rappresentano l’onore, la castità, il coraggio e il sacrificio o Maria Maddalena nella sua fase spirituale di penitenza. E infine le figure mitologiche come Venere che nasce dal mare come Venezia e personifica la città. In tutte le donne dipinte Tiziano celebra le loro molteplici e diversificate qualità. Agli occhi di chi le guarda appaiono tutte come fortissime personalità, come divinità.

 

L’ultima opera del percorso conclude il ciclo della pittura e della vita di Tiziano: Ninfa e pastore è dipinta ben oltre gli ottant’anni d’età. Con le pennellate grumose e macchiate della fase conclusiva, Tiziano esce di scena lasciando un saluto meraviglioso alla vita e alla pittura. Ritornando su un soggetto già affrontato sessant’anno prima, all’inizio della carriera, egli afferma ancora che l’amore vince su ogni cosa e la donna ne è consapevole protagonista. Tiziano sembra esprimere la sintesi del suo credo nella forza primordiale della donna. E’ lei infatti che domina la scena, in mezzo ad uno scenario che sembra quasi un cataclisma: la natura sembra liquefarsi nei toni avvampanti di un definitivo tramonto. Lei, la protagonista, gira lo sguardo verso l’osservatore, uno sguardo languido e stanco, ma consapevole del suo potere sull’amore e l’arte. Il messaggio fondamentale diviene quello della supremazia della donna genitrice dell’universo. All’inizio della mostra, la Eva di Tintoretto invita il visitatore a percorrere la via della conoscenza. Questa Ninfa gli chiede ora di comprendere quanto gli artisti del tempo, pittori poeti e scrittori, abbiano contribuito ad esaltare l’importanza del femminino nella società. Quasi un auspicio per il futuro.

Ph. Credits: Maria Rosa Sirotti

Una mostra Comune di Milano Cultura, Palazzo RealeSkira editore in collaborazione con Kunsthistorisches Museum di Vienna

A cura di Sylvia Ferino

Main sponsor Fondazione Bracco

ORARI

Da martedì a domenica ore 10:00-19:30,

giovedì chiusura alle 22:30.

Ultimo ingresso un’ora prima.

Lunedì chiuso.
Festivi 17,18,25 apr e 1° mag ore 10-19.30, 2 giugno 10-22.30, 15 ago 10-19.30 (ultimo ingresso un’ora prima

Info e prenotazioni gruppi 02 92 800 822

www.palazzorealemilano.it/mostre/e-limmagine-della-donna-nel-cinquecento-veneziano

www.palazzorealemilano.it

www.tizianomilano.it